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gen 24Messo Mi piace da Riccardo Astolfi

Ma tra i trends attuali (e a proposito di proteine animali) non c'è anche quello degli insetti edibili? Quanto questo cibo risponde ai bisogni dei consumatori? Tra gli argomenti a favore del loro consumo c'è quello del costo minore nell'allevarli sia in termini economici che in termini di sostenibilità ambientale se confrontati a quelli della carne bovina.

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gen 24Messo Mi piace da Riccardo Astolfi

Una delle NL più interessanti lette fino ad ora, non che le altre non lo fossero ma devo dire che hai centrato un punto interessante. Aggiungerei che anche il più supermegafigoinnovativo dei prodotti dell'industria, se non portato avanti dai buyer imbrigliati nelle controcifre, è destinato a morire (ne sappiamo qualcosa, no?). Questo mi porta a provare a risponderti: il processo dalla creazione allo scaffale è talmente tanto lungo che il pioniere è per forza di cose l'industria che, tramite ingenti finanziamenti in pubblicità, persuade il cliente che il nuovo prodotto sia assolutamente imperdibile. Il prodotto senza pubblicità è destinato a fallire, e questo è vero quanto più il prodotto è precursore di un trend: insomma, chi segue e sa aspettare spende meno.

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gen 25Messo Mi piace da Riccardo Astolfi

Ciao bellissima newsletter!

Premetto che non faccio parte del settore food purtroppo, ma questi limiti di trend mi sembrano 100% Made in Italy. Perché tutti si aspettano di lanciare un prodotto sul mercato che deve avere subito il BOOM vendersi da solo per i prossimi mille mila secoli, quindi appena non funziona come previsto viene rimosso dal mercato.

In altri Stati non ho visto lo stesso approccio, parlo sempre di una visione da Consumer.

Prediamo per esempio la “banalissima” frutta esotica vai in una qualsiasi delle GDO presenti sul territorio e troverai Avocado, Mango, lime e passion fruit e solo e soltanto a Natale troverai la carambola, rambutan, kumquat, litchi, banane rosse, granadilla ed altri che non sanno neanche loro perché li avevano ordinati dato che nessuno sa neanche che sapore hanno, forse volevano completare la palette dei colori. Questa frutta resta abbandonata lì con tutti che la guardando con diffidenza come un gatto che cerca di capire se quello che ha davanti è un gioco o cibo, io appena la vedo comparire ho un senso agrodolce penso: “finalmente” e “ma perché ci limitiamo solo a Natale?” ed appena arrivo alla cassa trovo sempre qualcuno che mi chiede: “ma come lo mangi?Ma è buono?Non è velenoso?”, in questo caso trovo che venga sottovalutato il ruolo dei sampling o più semplicemente potrebbero mettere un banco con della frutta tagliata da far assaggiare tanto lo sappiamo che in Italia: “cibo gratis” è come dire: “al mio segnale scatenate l’inferno”.

Se attraversiamo il confine troviamo subito una varietà di frutta esotica esagerata in Austria e Germania tutto l’anno è presente lì in bella vista e consumata da tutti, quindi perché da loro va e da noi è ancora solo un prodotto per le ceste di frutta Natalizie? Però noi possiamo “vantarci” di ricevere i mirtilli dal Perú, con tutto quello che potrebbero esportare sono stati scelti i mirtilli… Immagino per gli altri Stati sia stato fatto un grosso lavoro di marketing o di semplice conoscenza del prodotto, in modo da fargli apprezzare una materia prima differenze.

Lo stesso discorso puoi applicarlo a qualsiasi tipologia.

Il kombucha da noi è ancora visto come un simpatico piccolo alieno che vedi comparire ogni tanto, l’avevo assaggiato anni fa con un mio amico e ne sono diventata quasi “dipendente”, anche se la sua descrizione fu: “è un tè che fa bene allo stomaco” immagina la mia reazione quando ho sentito che era frizzante ed acido 🤯🤯

Ma passata quella volta non l’ho più visto in nessun locale o supermercato per parecchio tempo finché quando me lo sono ritrovata mi sono quasi ovunque a San Francisco.

Fortunatamente piano piano molto piano si sta iniziando a vedere di più, ma provo a chiederlo in un bar qualsiasi in via indipendenza e tutti ti guarderanno come se gli avessi chiesto: “una prugna immersa nel profumo in un cappello da uomo” cit. Simpson. Solo un noto brand ha avuto il coraggio di proporlo nella GDO purtroppo chi l’aveva approvato non l’aveva mai assaggiato, perché non aveva nulla in comune col kombucha ed aveva un sapore davvero disgustoso, sembrava di bere lo svelto allungato con acqua sporca.

Forse più che pensare quale trend seguire bisogna pensare a quale trend “curare” e far crescere. Che senso ha investire tempo e denaro in trend che durano da Natale a Santo Stefano?

Il Carmelo salato è buonissimo ed era ora che venisse valorizzato anche in Italia.

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gen 25Messo Mi piace da Riccardo Astolfi

Hai descritto esattamente le mie riunioni con R&D e i colleghi del Marketing degli ultimi 3 anni, specialmente per quello che riguarda la Protein Madness. Concordo che il grande limite del marketing nelle aziende alimentari è lasciarsi prendere dalla frenesia dei trend senza avere davvero la capacità o la volontà di ascoltare i consumatori. Talvolta basterebbe usare solo un po' di semplicità.

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ciao! Secondo me è come per tutte le arti, se ti piace fare una cosa e la fai bene a modo tuo, trovi la tua voce, nel frattempo ti tieni informato, aperto di mente ma non come una banderuola al vento, alla fine funziona. L'importante è essere onesti con se stessi e con gli altri, ma questo vale per scrivere un libro come per costruire mobili o fare kombucha. Poi il trend è un trend, arriva, sconvolge, passa, fa quello che gli pare. Ma ciò che resta ed è importante è il tuo personalissimo e unico contributo all'arte che hai creato e condiviso con gli altri.

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