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Avatar di Giulia

Hai descritto esattamente le mie riunioni con R&D e i colleghi del Marketing degli ultimi 3 anni, specialmente per quello che riguarda la Protein Madness. Concordo che il grande limite del marketing nelle aziende alimentari è lasciarsi prendere dalla frenesia dei trend senza avere davvero la capacità o la volontà di ascoltare i consumatori. Talvolta basterebbe usare solo un po' di semplicità.

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Avatar di Laura

Ciao bellissima newsletter!

Premetto che non faccio parte del settore food purtroppo, ma questi limiti di trend mi sembrano 100% Made in Italy. Perché tutti si aspettano di lanciare un prodotto sul mercato che deve avere subito il BOOM vendersi da solo per i prossimi mille mila secoli, quindi appena non funziona come previsto viene rimosso dal mercato.

In altri Stati non ho visto lo stesso approccio, parlo sempre di una visione da Consumer.

Prediamo per esempio la “banalissima” frutta esotica vai in una qualsiasi delle GDO presenti sul territorio e troverai Avocado, Mango, lime e passion fruit e solo e soltanto a Natale troverai la carambola, rambutan, kumquat, litchi, banane rosse, granadilla ed altri che non sanno neanche loro perché li avevano ordinati dato che nessuno sa neanche che sapore hanno, forse volevano completare la palette dei colori. Questa frutta resta abbandonata lì con tutti che la guardando con diffidenza come un gatto che cerca di capire se quello che ha davanti è un gioco o cibo, io appena la vedo comparire ho un senso agrodolce penso: “finalmente” e “ma perché ci limitiamo solo a Natale?” ed appena arrivo alla cassa trovo sempre qualcuno che mi chiede: “ma come lo mangi?Ma è buono?Non è velenoso?”, in questo caso trovo che venga sottovalutato il ruolo dei sampling o più semplicemente potrebbero mettere un banco con della frutta tagliata da far assaggiare tanto lo sappiamo che in Italia: “cibo gratis” è come dire: “al mio segnale scatenate l’inferno”.

Se attraversiamo il confine troviamo subito una varietà di frutta esotica esagerata in Austria e Germania tutto l’anno è presente lì in bella vista e consumata da tutti, quindi perché da loro va e da noi è ancora solo un prodotto per le ceste di frutta Natalizie? Però noi possiamo “vantarci” di ricevere i mirtilli dal Perú, con tutto quello che potrebbero esportare sono stati scelti i mirtilli… Immagino per gli altri Stati sia stato fatto un grosso lavoro di marketing o di semplice conoscenza del prodotto, in modo da fargli apprezzare una materia prima differenze.

Lo stesso discorso puoi applicarlo a qualsiasi tipologia.

Il kombucha da noi è ancora visto come un simpatico piccolo alieno che vedi comparire ogni tanto, l’avevo assaggiato anni fa con un mio amico e ne sono diventata quasi “dipendente”, anche se la sua descrizione fu: “è un tè che fa bene allo stomaco” immagina la mia reazione quando ho sentito che era frizzante ed acido 🤯🤯

Ma passata quella volta non l’ho più visto in nessun locale o supermercato per parecchio tempo finché quando me lo sono ritrovata mi sono quasi ovunque a San Francisco.

Fortunatamente piano piano molto piano si sta iniziando a vedere di più, ma provo a chiederlo in un bar qualsiasi in via indipendenza e tutti ti guarderanno come se gli avessi chiesto: “una prugna immersa nel profumo in un cappello da uomo” cit. Simpson. Solo un noto brand ha avuto il coraggio di proporlo nella GDO purtroppo chi l’aveva approvato non l’aveva mai assaggiato, perché non aveva nulla in comune col kombucha ed aveva un sapore davvero disgustoso, sembrava di bere lo svelto allungato con acqua sporca.

Forse più che pensare quale trend seguire bisogna pensare a quale trend “curare” e far crescere. Che senso ha investire tempo e denaro in trend che durano da Natale a Santo Stefano?

Il Carmelo salato è buonissimo ed era ora che venisse valorizzato anche in Italia.

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