L'innovazione è un posto dove ci piove dentro
Lista delle cose di cui non sentivamo la mancanza: la mia newsletter.
Lista delle cose di cui non sentivamo la mancanza: la mia newsletter.
E invece, tac!, come un male al dente il giorno prima di Natale (ogni riferimento a fatti accaduti è puramente casuale) siamo a gennaio 2024 e sento quel pruriginoso desiderio di scrivere la mia newsletter.
Non per la newsletter in sé, in un mondo ormai sovraccarico come e di social, podcast, con la noia di una corrida piena di cavalli pronti a essere cavalcati per l'hype momentaneo.
"Ho due etti di like in più, lascio?"
Il mio desiderio nasce piuttosto dal piacere di ritrovare la scrittura.
Stavo per regalarti (maledetta autoironia) il mio pensiero di inizio anno, un intreccio di buoni propositi, cattive azioni, idee e progetti, peggio di una conferenza stampa piena di bugie di un politico a caso.
Mi immaginavo di condividere l'oroscopo dei food trend del 2024, il Paolo Fox della fermentazione. Ma poi, un giro su LinkedIn mi ha riportato alla realtà: "Guarda qui mamma, I'm excited to share with you 'stacippa", la frenesia di condividere l'ultima sfida, un'esclamazione al capitalismo.
La verità è che mi sono rotto le palle.
Bello ma non ci vivrei, come Londra.
Ma qui si parla di innovazione alimentare (forse) e in un contesto così effimero e un po' vacuo ormai, emerge un interrogativo: quale posto occupa l'innovazione alimentare in questo mondo iperstimolato?
Un mondo dove ogni esperienza, ogni immagine pare vivere per l'attimo fugace di un secondo - un pasto condiviso sui social o durante una videochiamata, così effimero come i fuochi fatui.
Si persegue l'innovazione per creare un hype di breve durata, per un trend passeggero, un finanziamento milionario che sfocia in licenziamenti devastanti qualche mese o anno dopo, un ricordo in un carosello di Instagram, una citazione su Snaxshot per i più fighi, su Food per gli italiani medi. Ok?
Forse, è essenziale riflettere sulla qualità, l'etica e l'impatto sostenibile delle innovazioni.
Si fa sulla tecnologia, lo facciamo sul cibo?Lo dico meglio: lo facciamo sul cibo senza farla ricadere in una pagliacciata filogovernativa Coldiretti style?
Invece di inseguire ciecamente le tendenze, l'innovazione alimentare potrebbe concentrarsi su soluzioni per sfide reali: sicurezza alimentare, nutrizione, sostenibilità ambientale, benessere sociale.
In questo modo, l'innovazione diventa un cammino consapevole verso il miglioramento della salute e del benessere della collettività, con un impatto che va ben oltre l'attimo effimero di un trend sui social media.
In questo scenario mi viene in mente Calvino, le lezioni americane, la genesi dell'immaginazione e così dell'innovazione, in senso lato. L'innovazione alimentare, simile all'immaginazione letteraria e artistica, sfida i confini della realtà e arricchisce la cultura.
Quante volte nel "chi siamo" di un sito web di una startup abbiamo letto "il nostro prodotto nasce da un sogno durante un viaggio di noi figli di papà a Kathmandu e lì abbiamo assaggiato questa bevanda incredibile che ci ha fatto venire la diarrea".
L'ispirazione può nascere sia da necessità esterne che da un'innata creatività, proprio come l'alta fantasia dantesca trascende la realtà corporea. Nell'innovazione alimentare, ci sono momenti in cui la creatività va oltre il tradizionale e il convenzionale, spingendo i limiti del consueto e altri dove è mero opportunismo.
Le emozioni che possono trasmettere un quadro, un abito o un lavoro di architettura sono paragonabili a quelle di un innovativo piatto di cibo.
Dove siamo ora?
(io così)
Sia nell'arte dell'immaginazione che nell'arte culinaria, è la creatività che guida, ispirata da una varietà di fonti e con il potere di influenzare profondamente la società. O forse cosi dovrebbe essere, nei miei sogni.
L'innovazione alimentare, guidata da un desiderio autentico di miglioramento e sostenibilità, può e deve trascendere il carattere effimero dell'hype momentaneo, diventando un dono personale e unico, un'arte che nutre non solo il corpo, ma anche l'anima e la mente.
Quindi, alla fine del pippone, non so quali saranno i food trend del 2024, perché, in realtà, parlare di "trend" in questo contesto è non solo inutile ma anche doloroso. Dannoso. Non abbiamo bisogno di seguire ciecamente i trend, ma piuttosto di ricercare equilibrio, futuro, solidità e solidarietà. Piuttosto che di trend, dovremmo parlare delle domande che ci aspettano, sfide dove le questioni etiche, sociali e la solidarietà saranno fondamentali.
Forse è da qui che partirei: dalle domande.
Innovazione dove gli Sdgs della Fao, per quanto un po' bistrattati, noi siano soltanto macchie di colore nelle brochure.
Cominciamo dalle basi: tra le sfide etiche e sociali più importanti che l'innovazione alimentare deve affrontare partirei da:
1. Accesso Equo al Cibo
2. Sostenibilità Ambientale
3. Salute e Nutrizione
4. Trasparenza e Etica nella Produzione
5. Educazione Alimentare e Consapevolezza
6. Innovazione Inclusiva
7. Resilienza ai Cambiamenti Climatici
Cosa significa in pratica?
Dipende.
Ma di sicuro, ogni volta che oggi pensiamo di riempire 10 o 50 cm di scaffale di un supermercato con un nuovo prodotto, qualche domandina in più dovremmo farcela.
Se hai letto fino a qui tvb.
Rispondimi dai.