Ciao!
Sto preparando le ultime cose prima di partire per Norimberga, per la mia quindicesima o sedicesima non mi ricordo nemmeno più edizione del Biofach.
E infatti, questa newsletter parla di fiere, o meglio, di come mi organizzo e di come ti organizzi per le fiere, se lo fai. Magari puoi darmi qualche consiglio. Che ne dici?
Io, di solito, faccio due attività che si stanno rivelando sempre più distruttive per la mia salute mentale.
La prima è cercare di rispondere a tutte le mail "in sospeso", siano personali che lavorative.
Inbox zero come state of mind.
Chiudere tutti i cassettini, direbbe il mio ex collega Matteo che saluto. 👋
Il rovescio della medaglia è che poi tutte le persone a cui rimpalli la palla digitale di là dalla rete, poi ti rispondono proprio mentre sei in fiera subissato di incontri, assaggi, excuse me sir, ha un attimo, mi spiega i prodotti, così che poi al ritorno (anzi, durante la fiera) mi ritrovo un intasamento mail che “fomo spostati” ed è ancora peggio.
Vabbè, comunque, spero tu stia bene, intanto.
[questo è quello che mi viene in mente ogni volta qualcun* mi scrive: “Ciao Riccardo, spero che questa mail ti trovi in forma”]
La seconda cosa che faccio è prepararmi alla fiera organizzando un minimo elenco di cose da vedere.
Ah, l'arte perduta di navigare un elenco espositori senza perdere la sanità mentale!
Saranno i 41 appena arrivati, ma Dio come mi sento boomer.
Capire, oggi, in un sito qualsiasi di una fiera qualsiasi chi siano gli espositori, cosa trattino, cosa portino in fiera, e soprattutto come contattarli per magari fissare un incontro, è impossibile.
L'impresa si è trasformata in un'odissea degna di un romanzo di Kafka, con tabelle informatiche più intricate di un arazzo medievale.
Siti su siti scritti tra java e flash (RIP), o app di terze parti che boh. (per esempio il Biofach usa Talque, che personalmente trovo inusabile).
La domanda sorge spontanea: perché? Perché avvolgere in un mistero degno di un thriller di Dan Brown informazioni che, a ben vedere, dovrebbero essere più accessibili di un gelato in estate?
C'è sicuramente la voglia di fare un upselling qualsiasi: compra il catalogo cartaceo a mille euro fatto di 800 pagine di grammatura 10, ma boh. Di nuovo.
E cosi a qualche ora dalla A22 direzione Norimberga mi trovo a rimuginare, con una mano a grattarmi la testa e l'altra a scorrere vanamente tra le pagine di un sito, sulla logica – o la mancanza di essa – che regola questo tesoro di dati gelosamente custodito.
È forse un astuto stratagemma per spingerci verso l'acquisto di cataloghi cartacei, come dicevo prima? Reliquie d'un tempo che fu, forse collezionabili come archetipi dell'inutilità delle fiere moderne. Cataloghi che, per inciso, sembrano appartenere più a un museo dell'antiquariato che alla scrivania di uno smartworker, in un'era dove l'unico cartaceo che tolleriamo è forse il sottobicchiere sotto una Pils prodotta secondo l'editto della purezza. (messaggio subliminale per farmi offrire una birra).
Chi ha navigato queste acque tempestose prima di me, chi ha svelato l'enigma: si faccia avanti!
So che mi leggono guru di Ux e marketing: Gianluca , Emanuele, Nicola, parlo di voi 🍅.
Insomma, la consequenzialità di tutto ciò è un'esperienza fieristica che più caotica non si può. Da visitatori, ci ritroviamo a balzellare tra gli stand come palline in un flipper gigante, sperando di incappare nell'espositore che potrebbe fare la differenza, o almeno per arricchire il report post fiera per i colleghi.
Poi finisco nascosto al bistrot della fiera con un caffè lungo e una torta di mele vegan.
Mica male, dopotutto.
Ci ho provato anche con ChatGpt: "leggi il sito x e mi restituisci l'elenco degli espositori divisi per categorie con i loro contatti?"
Guai, sito inaccessibile e protetto da mille login.
Se poi riesci a accedere, i dati sono stati inseriti in modalità copincolla in pausa caffè dallo stagista di turno: "cosa mettiamo come categoria merceologica?" "beh, metti tutto, non si sa mai". Così, de botto, senza senso.
Lo so, sono accanito.
Ma in questo scenario si manifesta il paradosso delle fiere moderne: un mondo iperconnesso e digitale che, nel tentativo di proteggere ciò che è di fatto pubblico, finisce per complicare eccessivamente la vita a chi espone e a chi partecipa.
Vabbè, tutto questo sproloquio fake era in realtà una scusa per dirti che se sarai in fiera magari ci vediamo. Non prendo appuntamenti perché nel caos so che non potrei rispettarli, ma chiamami se ci sei.
Insomma, tipo così.
Poi ci risentiamo dopo fiera se trovo qualcosa di interessante.
Ciao!
E in forma, eh!?
chissà se scaricando in pdf l’elenco espositori e caricandolo su chatgpt… anzi, il sito della fiera potrebbe essere ridotto a quello
Magari fossero solo i siti delle fiere ad essere inusabili e inaccessibili